Care e cari,
chiedo scusa per il ritardo con il quale vi sto aggiornando, ma una serie di problemi mi hanno impedito di farlo prima. Oggi non posso che iniziare da quanto è accaduto in questa ultima settimana, la preoccupazione legata al rischio sanitario della diffusione del Coronavirus nella nostra Regione.
Le autorità hanno preso decisioni impegnative, mettendo in atto misure preventive e di contenimento per tutelare la salute dei cittadini, con la consapevolezza che possano creare difficoltà, nella vita quotidiana e in prospettiva.
Non sempre in questi giorni i media e la politica hanno aiutato a comprendere ciò che stava succedendo e a trasmettere informazioni attendibili, basate su evidenze scientifiche, contribuendo ad alimentare paure anziché contenerle.
Colpiscono i numeri dei casi nella nostra regione, è vero, ma questo è perché è stato attivato un sistema di diagnosi a tappeto.
Non è il momento delle polemiche, ma della responsabilità e della fiducia in chi è impegnato nelle attività di cura, assistenza e ricerca, a tutela della salute pubblica, a cui dobbiamo affidarci con gratitudine. È importante seguire le direttive stabilite d’intesa da regione, governo e comune.
Tutte le istituzioni devono collaborare unite e con il massimo impegno, per gestire insieme questa situazione di emergenza, che crea forti disagi, riuscendo a incoraggiare nei propri cittadini il senso civico e l’appartenenza a una comunità, dimostrando solidarietà a chi è più in difficoltà.
Troverete nel box tutte le informazioni sui provvedimenti messi in atto dalle istituzioni; vi invito a consultare i siti istituzionali per conoscere variazioni nelle direttive, e a non diffondere informazioni che non provengano da fonti ufficiali (Ministero Sanità, Governo, Prefetture, Regione, Comune). |
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Lo scorso 25 febbraio è stata approvata, in Commissione sanità, la delibera che modifica i criteri di servizio degli asili nidi. Viene migliorata l’irricevibile delibera proposta da Bolognini che voleva affidare i bambini a volontari senza titoli ma continua ad essere sbagliato trattare i nidi come servizio sociale e non educativo.
Abbiamo lavorato al testo ascoltando le richieste degli operatori, dei sindacati confederali, di Anci.
Abbiamo da subito evidenziato le diverse evidenti criticità e siamo riusciti, in un lavoro di confronto con la maggioranza, che ha ammesso gli errori dell’Assessore, a trovare una mediazione che ne ha migliorato le condizioni: diverse le modifiche migliorative apportate prima fra tutte quella che introduce requisiti specifici professionali per i volontari che potranno affiancare gli educatori nelle strutture. La cura dei bambini non può essere affidata a persone non qualificate, non in grado di garantirne sicurezza e benessere.
Per noi però resta non condivisibile l’asserto di fondo della delibera che continua a considerare i nidi un servizio sociale mentre dovrebbe far parte deli servizi educativi 0-6 anni.
Resta, inoltre, centrale per noi che la Regione potenzi il suo impegno per gli asili nido che devono essere messi al centro delle politiche di sostegno all’incremento dell’occupazione femminile. |
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Violenza sulle donne:
approvato il piano quadriennale regionale
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In queste settimane insieme alla collega Bocci, abbiamo seguito l’evoluzione dell’iter procedurale di questo atto, avanzando modifiche e proposte, esito e sintesi di un costante confronto che abbiamo condotto anche sui territori con gli enti locali, le reti e i centri direttamente coinvolti nelle azioni di contrasto alla violenza, nell’accoglienza e supporto alle donne vittime.
Il Piano quadriennale di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne, approvato ieri dal Consiglio regionale, con l’astensione del Partito Democratico, è ambizioso sulla carta, ma poco coraggioso nelle scelte; non accoglie le sollecitazioni di molti nostri emendamenti utili a superare le criticità presenti nella governance e nelle azioni, evidenziate dalle reti antiviolenza e dai centri.
Si poteva fare di più, soprattutto sulla certezza dei finanziamenti e sulla tutela dell’anonimato a cui Regione Lombardia ancora una volta si è opposta. Continueremo a batterci perché sia cancellato l’obbligo del codice fiscale e la sua sostituzione con codici alfanumerici. Vigileremo che sia data attuazione all’ordine del giorno presentato e approvato che chiede la continuità dei progetti di inserimento lavorativo e autonomia abitativa, l’erogazione di maggiori e più puntuali risorse per le Reti, la riduzione dei tempi della liquidazione dei finanziamenti, la programmazione pluriennale delle azioni e l’ampliamento delle spese rendicontabili. |
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Incontrare in Consiglio Regionale Liliana Segre è stata davvero una grande emozione.
Solo il valore della testimonianza, la cultura e la formazione possono essere l’antidoto all’odio verso per il diverso. |
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Non un passo indietro sui disabili gravi e gravissimi: abbiamo riaperto la discussione
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Come Gruppo PD Lombardia nel mese di febbraio abbiamo stoppato la delibera del 23 dicembre di Regione Lombardia relativa ai contributi ai disabili e riaperto la discussione. Abbiamo ascoltato la disperazione delle famiglie e accolto le loro giuste richieste. Siamo tornati a discuterne in commissione Sanità e welfare, nella seduta di mercoledì 12 febbraio.
Ma andiamo per step:
– La delibera regionale contestata è la n. 2720, approvata lo scorso 23 dicembre, con cui la Regione prende atto dell’aumento delle risorse stanziate dal Governo per le politiche regionali in favore dei disabili, che passano da 71 a 91 milioni, ma in maniera totalmente insensata modifica in senso peggiorativo le misure dedicate ai disabili gravissimi. In particolare, viene per la prima volta introdotta una soglia di reddito Isee di 50 mila euro per la percezione del contributo – 65 mila se il disabile è minorenne – e viene abbassato il contributo minimo mensile da 600 a 400 euro.
Inoltre, Regione Lombardia ha anche abbassato drasticamente la quota aggiuntiva per l’assunzione di un caregiver – ossia quella figura professionale che assiste il disabile – portandola da 1100 a 500 euro. Tale assunzione, ora, è vincolata a un orario settimanale di servizio che non può essere inferiore alle 40 ore, con la conseguente estromissione di chi ne ha bisogno per un tempo più limitato obbligando, in tal caso, la famiglia a pagare interamente di tasca propria la persona incaricata.
– In commissione l’assessore Bolognini illustra la delibera modificata e che approverà in giunta nella stessa giornata e quindi senza possibilità di modifica.
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Il nostro obiettivo è di merito, non di parte. I disabili gravi e gravissimi hanno bisogno di quelle risorse per l’assistenza e non è plausibile che la Regione le riduca, anche perché il Governo ha nel frattempo aumentato di venti milioni lo stanziamento destinato alla Lombardia. La giunta regionale non ha ancora preso una decisione, che dovrà comunque arrivare entro il mese di febbraio, e noi chiediamo di discuterne apertamente e concretamente in commissione, alla luce del sole, per arrivare al risultato che i disabili e le loro famiglie si attendono.
Nella nostra provincia la misura tocca circa 800 famiglie che beneficiano della misura B2 per i disabili gravi e 213 famiglie con disabili gravissimi B1, di cui 48 minori. Numeri importanti che mettono in evidenza quanto si sia difronte ad un’emergenza, qualora non dovessero essere messi in atto i giusti correttivi.
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Continuate a scrivermi e inviarmi le vostre segnalazioni dal territorio!
Un caro saluto,
Antonella
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