Al timore per il rischio liquidità nei piccoli comuni a causa dei ritardi nel Pnrr, si aggiunge quello del taglio di 250 milioni di euro che il Governo si appresta a infliggere alla platea dei comuni italiani, con coefficienti che penalizzeranno i più virtuosi nella strategia Pnrr.
Insieme a tutto il gruppo parlamentare del Partito Democratico, ho firmato un’interrogazione al Ministro dell’Interno Piantedosi per chiedere un passo indietro del Governo rispetto alla bozza di decreto.
A dare voce ai timori degli amministratori, anche il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, che ha sollevato la questione nell’incontro con Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato alle elezioni europee.
Nel mondo al contrario della destra al Governo, subiranno i tagli più pesanti proprio i comuni che si sono distinti per capacità di programmazione e di progettazione di nuove opere pubbliche: con le risorse tagliate, il rischio che i sindaci dovranno affrontare è quello di non disporre dei mezzi economici necessari per far funzionare le nuove opere, penso in particolare alle case di riposo e agli asili.
Nella bozza di decreto sui criteri di riparto, applicabili a 6.838 comuni, 78 province, 13 città metropolitane, il taglio sarebbe calcolato per il 50 per cento in proporzione agli impegni di spesa corrente, al netto di quella relativa alla Missione 12 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, e per il restante 50 per cento in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente dal PNRR.
L’effetto paradossale che il Governo rischia di generare è che le risorse del Pnrr, che dovrebbero rappresentare un ulteriore sostegno per riforme e investimenti, diventino addirittura penalizzanti rispetto all’ordinario finanziamento degli enti locali.