La peste suina avanza intorno a Mantova, con sei nuovi focolai tra la Lombardia, nelle province di Milano e Pavia, in Emilia Romagna, nella provincia di Piacenza, e nel Piemonte, in provincia di Novara.
A 48 ore dalla comunicazione diffusa dal Ministero della Salute, nella quale si fa cenno all’elaborazione in corso d’opera “di una nota informativa al territorio per rinforzare il sistema dei controlli attraverso la disposizione di una serie di misure straordinarie”, nessuna dichiarazione è pervenuta dal Ministero dell’Agricoltura.
Dopo le dimissioni del Commissario alla peste suina, il Governo abbandona a se stesso il settore suinicolo. Tutti i nostri richiami, presentati sotto forma di emendamenti al DL Agricoltura, relativi al potenziamento delle misure per prevenire e contenere l’epidemia, sono rimasti inascoltati: nessun intervento efficace per il contenimento dei cinghiali è stato adottato, nonostante la disponibilità manifestata dalle Regioni e dal mondo venatorio, nessun riscontro è stato comunicato sull’applicazione del piano straordinario per la gestione della fauna selvatica, e nulla si sa sul possibile coinvolgimento dell’esercito. Serve un piano strategico urgente che coinvolga regioni, operatori, imprese, unità sanitarie, mondo venatorio ed esercito.
Il rischio dietro l’angolo è quello del blocco totale di un comparto strategico del Made in Italy, che fattura 20 miliardi di euro e occupa 40mila addetti, considerando la produzione primaria e la trasformazione, con un patrimonio di 43 eccellenze Dop e IGP riconosciute a livello internazionale.