Sostenere, promuovere e regolamentare la coltivazione e la lavorazione del bambù in Italia, per contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, sviluppare colture alternative a quelle da rotazione e valorizzare nuovi campi di applicazione del Made in Italy.
Questa la finalità del progetto di legge che ho presentato alla Camera, inserito in una strategia di sviluppo sostenibile che prende le mosse dalla provincia di Mantova.
Si stima che in Italia gli ettari coltivati siano circa 2000, dal Piemonte alla Sicilia, ma manca un censimento ufficiale. Nel territorio mantovano sono coltivati circa 20 ettari tra Sermide, San Benedetto Po, Moglia, Bondeno, Cerlongo, Villa Poma e Revere.
Appartenente alla famiglia delle graminacee, la stessa del grano e del riso, il bambù si presta a molteplici utilizzi, come materiale da costruzione e per la produzione di alimenti, carta, tessuti, e rappresenta un’alternativa sostenibile al consumo di legname.
La sua produzione si caratterizza per un basso fabbisogno energetico, non necessita di pesticidi né di fertilizzanti chimici, migliora la qualità dei suoli e cresce con successo in aree degradate e dismesse, contribuendo alla bonifica e al miglioramento ambientale. Possiede inoltre straordinarie proprietà ecologiche: una piantagione ha una capacità di assorbimento di CO2 sedici volte maggiore di una foresta di conifere e un potenziale di stoccaggio due volte superiore al legno.
Per le caratteristiche climatiche e per la presenza diffusa di piccole e medie strutture agricole o di impresa, l’Italia è favorita in ambito europeo per lo sviluppo di una filiera completa del bambù: incentivare la filiera del bambù significa dare vita un nuovo modello di economia circolare, favorire la creazione di posti di lavoro e aprire nuovi settori di mercato in cui la qualità del Made in Italy trovi espressione”.
Il progetto, nato dalla collaborazione con l’assessora alle attività produttive del Comune di Borgo Mantovano, Daniela Besutti, e con il presidente dell’Associazione Italiana Bambù, Lorenzo Bar, è stato illustrato in conferenza stampa nel Palazzo Ducale di Revere, in un territorio che ospita uno dei maggiori bambuseti della provincia, esteso 15 ettari.
“Scopo del progetto di legge” spiega Daniela Besutti “è quello di far conoscere una coltura dalle grandi potenzialità per la redditività e per l’ambiente, che può fare la differenza nella nostra pianura, anche in termini di contrasto all’inquinamento e al dissesto idrogeologico”.
“Due terzi della popolazione mondiale vive grazie al bambù utilizzandolo come risorsa food e non food, è un investimento a lunga durata e a basso costo, che genera un reddito da 7 a 10mila euro a ettaro” evidenzia Lorenzo Bar, che ha illustrato caratteristiche, proprietà e impieghi della specie.
Il disegno di legge stabilisce che la coltivazione del bambù, limitata alle specie Phyllostachys edulis e Guadua angustifolia, debba essere finalizzata a ottenere alimenti e cosmetici, fibre, materiali e prodotti utili per la bioedilizia, materiali finalizzati alla fitodepurazione, prodotti per le attività didattiche e dimostrative e la ricerca, prodotti per il florovivaismo, germogli per l’alimentazione umana, biomassa da utilizzare nei settori delle agroenergie, agroindustriale e agroalimentare.